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Il coronavirus: che cosa ci lascerà?

  • By: Roberto Ravarotto
  • 19 Marzo 2020
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Buongiorno a tutti quelli che leggeranno questo breve scritto oltre ad un ringraziamento dell’attenzione e del tempo che vorrete dedicargli.

Lo scritto non nasce dalla rabbia o dalla voglia di fare polemiche contro chicchessia, contro il “governo”, contro le restrizioni a cui siamo obbligati, contro la chiusura o meno della aree, contro le decisioni più o meno giuste o più o meno sbagliate, contro il nord e sud.

Non è nemmeno uno scritto che vuole sottolineare le norme di igiene che oramai sappiamo a memoria. Lavati le mani, aggiungo solo ed è importante con acqua calda e detergente, non dare la mano, non abbracciare, evita gli assembramenti, non toccarti occhi, naso, bocca, esci solo per necessità…..

Vorrei invece pensare e raccontare quello che sarà per ognuno di noi il dopo; cioè quando tutto sarà passato e sarà solo un triste ricordo, soprattutto per i cari di tutte le persone che ci avranno lasciato. Ecco, il dopo e non il durante.

Oltre ad avere lasciato ferite profonde per alcuni, sono sicuro che a molti lascerà una nuova visione del nostro io e una nuova visione del nostro essere con gli altri, qualsiasi siano e dovunque siano.

Non vi sembra che se fino a ieri correvamo, oggi sia tutto più lento? Come vivere in un mondo parallelo: noi siamo sempre noi, circondati dal solito ambiente, vediamo le stesse cose ma ci appaiono in modo diverso; è come essersi in qualche modo riappropriati del lento vivere della natura.

Certo, sono anch’io preoccupato del dopo perché il lavoro è sicuramente l’aspetto che tutti noi abbiamo ben presente; non si può rimanere senza e bisogna che ritorni ad essere come prima.

Come prima… non credo che sarà tutto come prima. Noi, ma soprattutto le ultime generazioni, i ventenni i trentenni sono abituati a non avere “confini”: gli unici “confini” e “barriere” sono di tipo mentale, e credo che per un po’ di tempo, almeno uno, due anni, gli spostamenti saranno limitati o comunque più difficili, le nostre abitudini saranno ridimensionate.

Noi viviamo in una realtà in cui la libertà di pensiero, di mobilità, di partecipazione sono quotidiane, una realtà in cui ci viene difficile non fare quello che pensiamo, quello che la nostra mente visualizza; siamo abituati in questo modo e non potremmo fare altrimenti. Il fatto che questo virus abbia ridotto questa nostra libertà ci costa tanto e non riusciamo nemmeno a capire il perché di tutto questo, non rientra nel nostro DNA.

È per certi versi incredibile, quasi impensabile, che un qualcosa che non vive di vita propria, il virus, ma che ha bisogno di un ospite per “vivere e riprodursi”, possa riuscire a toglierci gran parte di quello a cui eravamo abituati, le nostre sicurezze, il nostro modo di esistere.

Ora non è così, siamo ancora nella fase esponenziale dei contagi, ma anche dopo, questo piccolo pezzettino di RNA sarà stato la causa dei nostri cambiamenti.

Cambiamenti che riguarderanno l’ordine delle priorità, mettendo nella lista delle cose importanti quello che per noi lo è di più. Questo Coronavirus ci ha fatto rimanere in casa, per chi ha potuto, ci ha fatto riflettere su quanto siano importanti la salute propria e quella dei nostri cari, dei nostri amici, delle persone a cui vogliamo bene.

Non avevo mai visto così tanta gente sui balconi alle otto di mattina, ma che non canta, non suona, non balla, osserva, scruta, guarda, ascolta. In un certo senso sembra di essere in una grande casa di ringhiera o negli stretti vicoli di molti nostri piccoli paesi o nei centri di molte città, una visione diversa. E così ci accorgiamo forse del grande silenzio, del silenzio assordante che ci circonda in questo momento rotto dalle sirene delle ambulanze, un suono che ci riporta alla realtà: stiamo vivendo un momento molto triste, facciamo in modo che non diventi anche un momento del non ritorno, quindi rimbocchiamoci le maniche, pensiamo al dopo e ripartiamo con più grinta di prima. A noi italiani la grinta, l’innovazione, la creatività non mancano di certo!!!

Dopo queste righe un pensiero deve andare per forza ad un dopo relativo al lavoro. Ci dobbiamo augurare che possiamo riprendere la nostra attività lavorativa, magari in un modo un po’ diverso, magari con un nuovo approccio, sicuramente un po’ più complicato e difficile, ma con la stessa voglia di migliorare e di “fare” che ci contraddistingue nel mondo.

Quindi forza ITALIA, anzi no FORZA ITALIANI, noi ci siamo!!!

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